Formazione, innovazione e investimenti in capitale

24.07.2017 – Nel quadro dell’attuale crisi economica si tende spesso a puntare il dito verso la scarsa propensione delle imprese ad investire come causa della fiacchezza della crescita. Ciò riguarda sia l’investimento di capitale umano che fisico. Eppure l’aggiornamento e l’arricchimento di competenze abbinato all’investimento in impianti e dispositivi vengono indicati come elementi decisivi per aumentare la competitività delle imprese e conseguentemente garantirne la produttività. Partendo da questi presupposti il paper Inapp “Formazione professionale, innovazione e investimenti in capitale fisico: evidenze empiriche dai dati RIL” di Valentina Ferri, Dario Guarascio, e Andrea Ricci  ha esaminato il legame tra gli investimenti in capitale umano e una serie di misure di performance dell’impresa utilizzando le informazioni contenute nella Rilevazione Imprese e Lavoro (RIL) dell’Inapp su un campione rappresentativo di ca. 30.000 imprese italiane osservate tra il 2010 e il 2014.  Un approfondimento specifico è stato dedicato alle imprese ad alta intensità innovativa dove la relazione in oggetto assume forme particolari.

I risultati riferiscono di una correlazione positiva e significativa tra tutte le misure di formazione considerate e la dinamica degli investimenti per occupato. Nello specifico, ad un aumento dei costi in formazione per lavoratore di 1.000 euro corrisponde un relativo aumento degli investimenti pro-capite del 14%  nel caso dei costi in formazione per formato e del 18% nel caso dei costi in formazione per addetto. Altro esito emerso dalle rilevazioni è quello che mostra come la complementarietà tra accumulazione di capitale fisico e umano si sia verificata prevalentemente nelle imprese più innovative. Rispetto al modello precedente di tipo aggregato, qui i coefficienti subiscono un considerevole incremento per cui a fronte di 1.000 euro aggiuntivi di costi in formazione per addetto o per formato si evidenzia un incremento degli investimenti pro-capite pari al 30% e al 25%. Per le imprese più innovative, inoltre, si rileva una relazione positiva tra le attività di formazione e il turnover occupazionale. Infine il terzo effetto individuato riguarda gli incentivi pubblici all’innovazione per i quali si riscontra sempre una relazione positiva  con l’accumulazione di capitale fisico tanto da suggerire che questi rappresentino una spinta all’incremento degli investimenti.    

Il paper partendo da questi risultati propone una serie di indicazioni di politica economica che si traducono innanzi tutto nella proposta di rafforzare il coordinamento tra gli incentivi tesi a favorire l’accumulazione di capitale fisico e le misure orientate ad incoraggiare le attività formative con particolare riguardo all’accumulazione di conoscenze specifiche legate alla peculiarità del processo produttivo. In secondo luogo si suggerisce di utilizzare strumenti capaci di spingere le imprese a scegliere la strade degli investimenti in innovazione e valorizzazione del capitale umano piuttosto che sulla minimizzazione del costo del lavoro.    

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